Stefano Cerri Storia

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Stefano Cerri Storia – Musicista jazz e turnista di diversi cantanti italiani, Stefano Cerri è nato e cresciuto in Italia. Suonava il basso e la chitarra. Ha ereditato un precoce apprezzamento per la musica dal famoso padre, Franco Cerri, chitarrista jazz, e dalla sua prima moglie. Apparve per la prima volta in televisione all’età di otto anni, esibendosi accanto al padre in un’edizione del varietà Un due tre, condotto da Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello.

Più tardi, quando era ancora molto giovane, iniziò a suonare la chitarra in gruppi di ballo in discoteche e sale da ballo, e imparò da autodidatta il basso elettrico. Oltre al padre, Sante Palumbo, Tony Scott, Mario Rusca, Eraldo Volontè e Guido Manusardi furono tra i jazzisti con cui suonò su questo strumento ai suoi esordi. Mentre Cerri abbassava la saracinesca, verso le 19, venne rapito e caricato su un furgone.

Ha co-fondato i Crisalide con il batterista Mauro Spina e il pianista Ernesto Vitolo nel 1976 per amore del rock progressivo e della musica. Il gruppo poi affianca Eugenio Finardi e suona con Demetrio Stratos e Mauro Pagani nel Rock & Roll Exhibition. Nello stesso anno, nel tour “bandaberte” di Crisalide, unisce le forze con Loredana Bertè per esibirsi.

Dopo essersi trasferito a Londra nel 1979, incontrò Jon Anderson, il cantante della band ormai defunta Yes, e si unì alla band di Anderson per l’album Animation del 1979, che usò poi per fare tournée in Nord America per cinque mesi. Con Fabrizio De André registra l’album live Fabrizio De André in concerto, uscito postumo per entrambi gli artisti. Di tanto in tanto, intraprende anche il lavoro di sessione.

Tornò in Italia qualche anno dopo e intensificò il suo lavoro in studio, lavorando con artisti come Marcella Bella, Alberto Radius, Fiorella Mannoia, Edoardo Bennato, Eugenio Finardi, Anna Oxa, Alice ed Eros Ramazzotti, tra molti altri. Nello stesso periodo inizia a lavorare come insegnante di contrabbasso presso il Centro Professione Musica di Milano.

Ha lasciato il suo lavoro di turnista per creare l’ensemble latin jazz Chandé insieme al batterista Walter Calloni e al percussionista Candelo Cabezas della Colombia, spinto dal suo amore per il jazz. Linea C, il trio di jazz elettrico più famoso in Italia, fu poi formato da lui, Calloni e Massimo Colombo. Tra il 1997 e il 1999 è stato membro della Great Naco Orchestra, gruppo con il quale ha pubblicato un album.

In questo contesto, potrebbe riconnettersi con Mark Harris, un tastierista con cui ha lavorato durante il mandato di Finardi; Harris lo aveva ispirato a far rivivere un vecchio progetto, Fab Four String, che era una svolta nel catalogo di canzoni dei Beatles. Interpreti delle date live del progetto sono stati Harris alle tastiere, Marco Fadda, Giancarlo Parisi, Donato Scolese e lo stesso Cerri.

LA MORTE DI STEFANO CERRI SUL “TERZO INDIZIO”

Stefano Cerri, l’imprenditore grafico assassinato il 10 dicembre 2008 a Milano, è il protagonista della puntata odierna di “Il terzo indizio”, e il suo corpo non è stato ritrovato per sette anni. L’ultima parola arrivò nel 2015, quando membri della Squadra Mobile del capoluogo lombardo scoprirono il teschio, rimasto nascosto in un bosco nei pressi di Tromello e Garlasco nel pavese.

Stefano Cerri Storia

Nel maggio 2012, la Corte Suprema ha convalidato le condanne all’ergastolo inflitte a tre esecutori materiali dominicani – tra cui Stefano Savasta, che era sia l’autore dell’omicidio che il rivale romantico di Cerri – e ad altri tre imputati. Wilton Martinez Valles, un altro dominicano coinvolto nel rapimento e condannato a 8 anni con una pena ridotta, ha potuto spiegare l’accaduto.

Il vero dolore lo provò il 2 febbraio 2010. Purtroppo non ha potuto portare a termine questo progetto a causa della scoperta della malattia che gli ha tolto la vita nel 2000, quando aveva appena 48 anni. Era stato avvistato l’ultima volta alla stazione di Verona Porta Nuova solo pochi mesi fa, ma ora si trova agli arresti domiciliari a Sirmione e avrebbe tentato nuovamente la fuga.

UN MOTEL DI OTTIMIZZAZIONE NELLA TRILOGIA DELLA MORTE DI STEFANO CERRI

Per istruire Stefano Cerri, Stefano Savasta ha sborsato duemila euro. Il loro amore li ha uniti anche se non si conoscevano. Cerri infatti forniva beni e servizi alla ditta Savasta. Ma la catastrofe si è verificata quando l’imprenditore è stato steso a terra mentre aveva le labbra imbavagliate con del nastro adesivo. Una soffiata di uno dei sicari ha portato le autorità al cadavere.

Nello specifico, Marthy Hernandez Rodriguez consegnò una lettera agli investigatori nel dicembre 2014, fornendo loro il pezzo mancante, dopo la partenza del mandante e, quindi, pienamente liberato dal terrore creato in lui da Savasta. Ha dato anche istruzioni precise su come ritrovare il cadavere di Stefano Cerri.

Nonostante il sospetto degli investigatori che si nascondesse a Rozzano, periferia di Milano, in realtà si trovava nei boschi della provincia di Pavia. Ma era senza parole; aveva dimenticato il luogo esatto della sepoltura dell’imprenditore milanese in seguito al suo rapimento e al brutale omicidio. In ogni caso, le indagini che hanno portato al ritrovamento del cadavere dell’imprenditore grafico sono partite dalla confessione di Hernandez.

Omicidio con il piccone: scoperti i resti di un uomo d’affari sei anni faorecchie più tardi

Stefano Cerri, imprenditore milanese scomparso alla fine del 2008 e presumibilmente ucciso da tre giovani dominicani pagati dall’imputato Stefano Savasta, infuriato per la storia d’amore tra Cerri e Iviana Siviero, una sua dipendente con cui era uscito quindici anni e dal quale non si era mai rassegnato a separarsi. Il corpo di Cerri è stato ritrovato solo sei anni dopo il brutale omicidio.

Dei tre assassini a contratto, uno ha detto ogni parola. Nelle campagne pavesi, tra i comuni di Garlasco e Tromello, rivelò agli inquirenti il luogo esatto della sepoltura di Cerri. Ma i tre rapitori avrebbero esagerato, scegliendo di ucciderlo a colpi di piccone, come racconta nel suo racconto il dominicano pieno di rimorso. Stefano Savasta, l’ideatore del delitto, è stato “catturato” pochi mesi dopo, anche se uno dei tre sicari sta ancora sfuggendo alla cattura.

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