Medico Uccide Famiglia – Ha sparato a sua moglie e ai suoi figli prima di puntare la pistola contro se stesso. Sarebbero passate almeno 24 ore dalla loro morte. L’urologo Carlo Vicentini ha sparato e ucciso il figlio Massimo di 43 anni e la figlia Alessandra di 36 anni nella loro proprietà nel quartiere Tempera dell’Aquila. È chiaro che aveva un profondo apprezzamento per la caccia.
Sul posto erano presenti Guido Cocco, magistrato, e il medico legale, insieme a periti della Scientifica. Sembra che l’ultima volta che qualcuno in famiglia si sia parlato sia stato qualche giorno fa. Dopo aver ricevuto nessuna risposta ieri, qualcuno finalmente è andato a cercarli oggi usando entrambe le chiavi e si è imbattuto nella storia che si stava svolgendo. Il professore ha sacrificato tutto per la sua famiglia”.
In precedenza aveva informato il fratello e altri membri della famiglia dei suoi piani per portare i bambini al mare a Tortoreto, Teramo. La distrofia muscolare stava progredendo rapidamente nel suo bambino. Si preoccupava profondamente e godeva della sua professione. Era sempre completamente fermo in piedi. Non abbiamo parole “, secondo Maurizio Di Giosia, capo dell’assessorato regionale alla sanità di Teramo.
Era un importante imprenditore aquilano, secondo i suoi amici e collaboratori. Tutti in città erano rimasti ammutoliti dallo shock”. Il sindaco, Pierluigi Biondi, ha espresso il suo shock e la sua tristezza per la scena della tragedia, dicendo: “Sono estremamente sorpreso e addolorato”. “Angoscia, inquietudine e domande a cui probabilmente non verrà mai data risposta torturano i cuori delle persone che vivono a Tempera e all’Aquila.
Tutto l’aiuto e il sostegno che possono essere raccolte dall’amministrazione saranno messe a disposizione.” «Non ci sono parole per esprimere il dramma senza proporzioni che ha investito la famiglia Vicentini», dice Guido Liris, senatore di Fratelli d’Italia. Il professore era un brillante professionista che ha instillato in me e in molti altri l’importanza del merito, l’obbedienza all’autorità e la gioia di imparare.
La nostra amicizia si è evoluta in qualcosa di più genuino durante gli anni trascorsi insieme come studenti, ma non ho mai dimenticato il debito di gratitudine che avevo con lui come mio professore e non ho mai smesso di pagarlo. Mi ha portato a casa sua e mi ha presentato tutta la sua famiglia, e abbiamo parlato di tutto, dalla sua Tempera agli ospedali di L’Aquila e Teramo, dall’Università alla caccia, dalla ricostruzione al sociale, che soprattutto ha presentato dopo il mio ingresso nelle istituzioni.
Una vita dedicata ai propri figli, come ha fatto il professore, è un’eterna tragedia che lascia profondamente sorpresi e addolorati, come continua il senatore Liris. Nonostante il suo comportamento a volte tagliente, tutti quelli che lo conoscevano lo ricorderanno sempre con affetto. Quell’esame di urologia è stato così impegnativo, e mi ha visto affrontarlo animatamente come rappresentante degli studenti, e non lo dimenticherò mai». capacità.
La senatrice Liris lo esprime al meglio quando afferma: “È una tragedia senza fine che non smette mai di scioccare e rattristare. Nonostante il suo comportamento a volte tagliente, tutti quelli che lo conoscevano lo ricorderanno sempre con affetto. Quell’esame di urologia è stato così impegnativo e mi ha visto affrontandolo animatamente come rappresentante degli studenti, e non lo dimenticherò mai”.
Carlo Vicentini, 70 anni, era un rinomato urologo universitario che era in pensione da circa un mese quando uccise brutalmente la moglie, Carla Pasqua, 63 anni, ex dirigente dell’ASL dell’Aquila, la figlia Alessandra, 36 anni, nutrizionista a del reparto di oncologia dell’ospedale di Teramo, e suo figlio Massimo, 43 anni, disabile dalla nascita, attaccato al respiratore e in gravissime condizioni. L’uomo avrebbe quindi rivolto la pistola contro se stesso prima di togliersi la vita.
La gravità delle condizioni del figlio e il timore di non riuscire a gestire la sua fine, uniti al fatto che la pensione è stata vissuta da Vicentini come la perdita del lavoro, avrebbero messo il 70enne, medico di lungo corso, e secondo molti, persona straordinaria per capacità e sensibilità, in uno stato di depressione tale da fargli decidere di cancellare ogni sofferenza per sé e per i suoi cari, dicono quelli che lo conoscevano bene.
Eppure la catastrofe che ha colpito l’intera città di Teramo, e soprattutto la famiglia, gli amici ei colleghi dell’ex capo urologo dell’ospedale di Teramo, è stata ridicola e inspiegabile. Preoccupati che la famiglia Vicentini non rispondesse al telefono dall’ora di pranzo di ieri, amici e familiari preoccupati si sono recati a casa nel primo pomeriggio e hanno scoperto la strage; secondo i rilievi e le indagini in corso da parte di Questura e Procura della Repubblica, l’ora della strage dovrebbe essere collocata intorno alle 13:30 di ieri.
Esattamente dieci anniOre fa, nel 2013, Teramo si è mobilitata, coinvolgendo forze politiche, ma soprattutto cittadini, magari come non mai, tutti schierati dalla parte di un medico, un primario ospedaliero, che andava difeso contro la decisione dell’allora generale dirigente della Asl di trasferirlo. Una strage di famiglia è avvenuta in una villa nel paesino di Tempera, appena fuori L’Aquila.
L’amore e l’incoraggiamento che ha ricevuto lo hanno aiutato a spingerlo alla vittoria in una lotta che alcuni avrebbero potuto considerare puramente egoistica, ma che, se vinta, avrebbe garantito ai pazienti e al personale il miglior interesse del reparto. Una visione del passato del dottor Carlo Vicentini come questa è necessariamente limitata. Nessuno in città ha creduto alle notizie quando sono arrivate ieri.
Quando ha compiuto 70 anni a gennaio, ha capito che era giunto il momento di lasciare finalmente il reparto di urologia dell’ospedale Mazzini, dove aveva lavorato come primario per molti anni. Alessandra, la figlia di 36 anni, è stata da poco assunta dalla Asl per un posto a tempo determinato come dietista, ma lui l’ha comunque abbandonata a Teramo. Le persone che hanno perso i propri cari in questa catastrofe sono nelle mie preghiere e nei miei pensieri.