Ivana Siviero Storia

Spargi l'amore
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Ivana Siviero Storia – Loano, paesino in provincia di Savona, è avvolto nel mistero nonostante il recupero in mare,nel giugno 2015, del corpo della dipendente milanese Ivana Siviero. Sarà, alla fine, uno dei tasselli che collegano Stefano Cerri a Emilio Stefano Savasta, ex datore di lavoro e socio in affari della vittima. Nonostante siano avvenuti in epoche e luoghi diversi,tutti e tre i nomi sono collegati alla morte.

La fatalità di Ivana Siviero: cosa è successo e perché

Ora che Stefano Cerri è morto possiamo ricostruire gli eventi che hanno portato alla tragica fine di Ivana Siviero. Dopo 11 anni insieme, l’uomo d’affari cinquantenne ha finalmente divorziato dall’ossessivo e geloso Stefano Savasta. La paura della donna di rimanere vittima di una catastrofe si fa chiara e impellente quando Savasta impiega tre uomini per attaccare il suo avversario, che verrebbe ucciso a causa dei numerosi colpi di piccone e piede di porco.

Savasta diventerà il principale sospettato anche se il suo corpo non verrà ritrovato per anni. Savasta sarà giudicato colpevole e condannato all’ergastolo dopo che l’ufficio del pubblico ministero avrà concluso l’indagine; la sentenza diventerà però definitiva solo dopo la morte dell’uomo.

Sede della Terza Squadra Mobile di Milano. Attualmente sono le 20:30. Nell’aria gelida di dicembre il pavé di via Fatebenefratelli si ghiaccia. Adesso ci sono tre persone che aspettano il loro turno. Non c’è assolutamente nulla qui. L’aria qui odora di muffa. Il più piccolo dei due uomini si trova di fronte alla domanda: “Vuoi dire che non mi ha mai insultato?” dalla donna più piccola.

E ora non dirmi che non era un idiota, un idiota e un accaparratore, dice. Sembra essere d’accordo e annuisce. All’altro aggiunge: “Avresti dovuto farti gli affari tuoi, io ho lasciato la tua vita qualche tempo prima del 24 novembre 2006, tu hai continuato, hai continuato”. “Mi avevi promesso che non mi avresti mai lasciato”, gli disse. Un agente di polizia lo contatta poi poco dopo. La donna sembrava essere ancora con il ragazzo iniziale.

La discussione continua. Non cercare di convincermi che non Lo odiava; era convinto che lo avessi lasciato indietro. Ovviamente lo avrei lasciato comunque. Un’altra volta: “Mancano dieci giorni, dove sarà?” Silenzio. La domanda, tuttavia, rimane senza risposta. Di nascosto, perché nessuno terrebbe un ostaggio per così tanto tempo.

Sono questi i retroscena che fanno luce sulla scomparsa e presunta morte dell’imprenditore italiano Stefano Cerri, avvenuta la sera del 10 dicembre 2008. Tre dominicani, Marthy Hernandez Rodriguez, Omar Calcano Manzueta e Francisco Frias Sanchez (ancora latitante), così come il promotore del caso, Stefano Savasta, sono stati giudicati colpevoli e condannati all’ergastolo dal tribunale. L’incasso dell’agenzia arriverà la notte del 28 maggio 2012.

Tuttavia, c’è di più in questa storia oltre al numero di scheletri che sono stati dissotterrati. Ricorda la “Comedie humaine” di Balzac, solo che è ambientato nel futuro, nella squallida periferia di Milano, e corre l’anno 3000. Leggendo le oltre 600 pagine dell’atto di requisitoria del pubblico ministero fiorentino Antonio Sangermano, duro, preparato, e capaci, in due giorni di parole e frasi serrate, di strappare questa vicenda da una brutale cronologia dei fatti e di vestirla di una trama universale, lo capiamo al di là della frase.

L’amore e l’odio sono due potenti emozioni umane. Sei stato da entrambe le parti e questo ti rende una vittima. La passione che, se lacerata, può essere fatale per la persona e per la comunità nel suo insieme, è al centro.

Torniamo ora alla Questura di Milano. Uno dei maschi si chiama Stefano Savasta. Ha un fiduciario tra gli altri. Bruno La Marca è stato in carcere per traffico di droga. Si scopre essere Ivana Siviero, di professione impiegata.

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Quando si tratta di intimità, è lei che rompe la quarta parete con te. Ha mantenuto la sua prestazione impeccabile nonostante le continue molestie per un bel po’ di tempo. Tutto gira e ritorna al punto di partenza. Fu solo quando Siviero lasciò Savasta che qualcosa cambiò.

A quel punto crolla l’intero edificio. Questa è l’esca che accende le rovine. Per Sangermano, “la fine di quel rapporto dà luogo a un climax ascendente di persecutori, minacce, ritorsioni, estorsioni e condotte dannose” in Savasta. Questa è la tipica risposta di Savasta. Mentre fugge dal suo orrore, incontra e inizia una relazione illecita con Stefano Cerri.

Le relazioni si chiariscono e le personalità si consolidano mentre questo triangolo proietta una semplicistica narrativa locale nel regno dei titoli internazionali. Abbiamo Savasta, che “alterna, in modo palesemente patologico, il suotendenza all’elaborazione intellettuale pesante con un tipo di ingenuità guascona”, e un cast di individui che “alternano, in modo manifestamente patologico, la loro propensione all’elaborazione intellettuale pesante con un tipo di ingenuità guascona”.

Per la necessità di “instillare paura” e “rivendicare” la paternità delle attività commesse dai criminali, “utilizzando i servizi di una vasta gamma di fiduciari:” compresi tutti, dai trafficanti di droga ai bambini rom.Il “normale piano esistenziale” di “l’uomo qualunque”, Stefano Cerri, è composto da “gare, amici, comprare un’auto e famiglia”.

Siviero, invece, è sia una vittima che una donna che tradisce, e non fa alcun tentativo di nascondere nessuno di questi fatti. Quando viene ulteriormente insistito sul suo stato civile, rivela: “Noi tre scopiamo, scopiamo tutti”. “Piccoli colpi di scena” sul tipico. Quello che non è prodotto da Savasta.

la vittima stava tornando a casa dalla palestra quando è stata derubata. Quando due uomini la attaccano, non si preoccupano tanto di prendere le sue cose quanto di ucciderla. Di conseguenza, il suo setto nasale verrà frantumato e lussato. Da qui in poi tutto prenderà velocità. Un crollo nella mentalità del “mafioso fallito” di Savasta lo porta a diventare “un uomo violento, ostinatamente deciso alla ritorsione e alla vendetta”.

“l’omino di Gratosoglio” comincia a declinare ancora più rapidamente. La Procura ha dato il via libera alla perquisizione dell’abitazione di Savasta l’8 febbraio. L’imprenditore “capisce che la sua donna si è finalmente liberata, che è pronta a lottare e reagire”, ipotizza Sangermano. È allora che “la prospettiva criminale anomala e deviante di Savasta” raggiunge il suo “apice” ed esplode

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