Carretta Famiglia

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Carretta Famiglia – Anche se è passato quasi un decennio, del caso della famiglia Carretta si parla ancora spesso. Chi l’ha visto? su RaiTre, condotto all’epoca da Donatella Raffai, si occupò di presentare il film al pubblico televisivo. Anche il primogenito Ferdinando, scomparso dall’estate del 1989 e successivamente ritrovato a Londra.

è stato convinto a rientrare in Italia dalla stessa trasmissione. Ieri, quando è arrivato a Fiumicino, lo attendeva un mandato di cattura e, dopo un interrogatorio durato tutta la notte a Parma, ha confessato il triplice omicidio e ha fornito dettagli sul luogo di recupero della salma.È probabile che Ferdinando Carretta abbia trascorso gli ultimi decenni a Londra.

guadagnandosi da vivere con lavori poco pagati e assistenza governativa. Pochi mesi prima della dichiarazione di morte presunta, che sarebbe avvenuta nell’agosto del 1999, dieci anni dopo la loro scomparsa, viene identificato dagli agenti di polizia londinesi che effettuano un controllo del traffico e ammette il delitto.

Quel giorno il figlio avrebbe ereditato un miliardo di dollari di proprietà dei Carretta due appartamenti, il ricavato della liquidazione di Giuseppe e azioni per 300 milioni.Il maresciallo dei carabinieri Alfio Manoli ha seguito le tracce della famiglia e i presunti avvistamenti dall’agosto 1989.

Dopo la recente identificazione, il pubblico ministero Brancaccio ha inviato Manoli a Londra per raccogliere la storia di Ferdinando: come è stato ignorato da bambino, costretto a prendersi cura della sua droga- fratello minore tossicodipendente, deviato alla periferia della famiglia.

e poi lasciato indietro quando i suoi genitori e il fratello sono scappati con i soldi che hanno rubato all’azienda. Afferma che gli hanno lasciato gli assegni falsi per sollevare sospetti su di lui e confondere le tracce della loro fuga e che non gli hanno mai detto i loro piani.Il mistero delle vacanze della famiglia Carretta inizia la notte tra il 4 e il 5 agosto 1989.

quando il cassiere Giuseppe Carretta , la sua casalinga Marta Chezzi e il loro travagliato figlio di mezzo Nicola nel camper di famiglia. I suoi ultimi luoghi di riposo saranno in Francia, Spagna e Nord Africa. L’ormai 36enne Ferdinando, un tempo considerato un ragazzo schivo, decide di restare a Parma e riscuotere due assegni dal padre e dal fratello piuttosto che viaggiare con la famiglia.

Entrambe le firme risultano false, ma riceve comunque 4 milioni di dollari prima di scomparire l’8 agosto. A febbraio aveva acquistato a Reggio Emilia una pistola calibro 6,35.Ferdinando era stato oggetto di sospetti poiché, secondo quanto riferito, aveva acquistato un’arma calibro 6,35 da un’armeria di Reggio Emilia sei mesi prima.

E questa non era nemmeno l’unica teoria avanzata su dove sarebbe potuta andare la famiglia.Poche settimane dopo, i familiari ne denunciano la scomparsa e Chi l’ha visto? si occupa del caso. Uno spettatore il 19 novembre 1989, durante lo spettacolo, scorge il camper parcheggiato in via Aretusa a Milano.

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Il gip, Grigo, archivia un’inchiesta per omicidio dopo aver visitato il posto e sentito il pm di turno, Antonio Di Pietro, che non crede alla fuga e dirige la ricerca dei quattro corpi nelle discariche ma senza risultati. Gli avvistamenti in luoghi remoti tra cui Isla Margarita, Venezuela, Barbados e Aruba sono già iniziati.

Nel corso degli anni, al dossier sulla famiglia Carretta si sono aggiunte nuove informazioni. Gli inquirenti hanno seguito a lungo il presunto “botto” miliardario del commercialista nell’azienda parmense dove lavorava il padre la Cerve, da lui sempre contestata e non si sono mai arresi.

Non si poteva tornare indietro ora che la presunta prenotazione per un viaggio da Londra alle Barbados era stata intestata al contabile. Per anni sono circolate voci contrastanti sulla presenza della famiglia emiliana sia a Margarita in Venezuela che ad Aruba Antille olandesi, ma nessuna prova concreta è mai emersa.

Alla fine di ottobre, una nuova pista appare da Londra. La polizia londinese effettua un controllo stradale e identifica con certezza Ferdinando Carretta. A dare la notizia è stata un’edizione straordinaria della Gazzetta di Parma che ha fornito una ricostruzione dell’accaduto; quel pomeriggio il giornale ebbe un successo travolgente in città.

Il giovane, secondo quanto riportato dal giornale, ha affermato di aver perso i contatti con i genitori e il fratello minore dopo la sua scomparsa.Dopo altri quattro giorni nell’appartamento del Parma di via Rimini, Ferdinando scomparve senza lasciare traccia, lasciando due assegni di diversi milioni di dollari che aveva incassato con una firma falsa.

Dal dicembre precedente in poi, Ferdinando Carretta è rimasto a Londra, ma spesso si spostava e affittava appartamenti economici in periferia per finanziare il suo stile di vita con il lavoro sporadico che trovava, anche come cavaliere di pony express. La pubblicazione ha messo insieme le prove che suggeriscono che Ferdinando Carretta fece domanda per l’indennità di disoccupazione nel dicembre 1989.

noimunito di regolare documento di identità italiano.Solo per caso, però, il giovane ‘scomparso’ era legato agli inquirenti del Parma che non avevano mai abbandonato le tracce. Uno scooter guidato da Ferdinando sarebbe sfrecciato proprio accanto a un agente di polizia a guardia di un quartiere londinese dell’Irish Republican Army.

Dopo essere stato fermato per essere interrogato, Antonio Ferdinando Carretta, nato il 7 novembre 1962, ha esibito la patente. A quanto pare ha detto all’agente che era di Parma quando gli ha chiesto di dove fosse. Carretta probabilmente a quel punto si sarebbe arresa. Al suo ritorno alla Centrale.

tuttavia, il solerte ufficiale ha condotto ulteriori ricerche negli archivi e ha individuato l’intera famiglia Carretta nell’elenco delle persone scomparse dell’Interpol. Non si parlava di Antonio, ma c’era unL’ufficiale ha telefonato all’Interpol, che ha contattato Londra, che ha contattato Roma.

che ha raggiunto Parma. E ora abbiamo prove conclusive che un membro della famiglia Carretta esiste davvero nel mondo reale. Francesco Saverio Brancaccio, procuratore di Ferdinando, rintracciò il suo certificato di nascita e apprese che l’imputato non fu mai riconosciuto ufficialmente.

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