Tommaso Cerno Malattia – Roma Imperiale. Gli chiediamo del suo passaggio alla politica, e lui ci sorprende: “La verità è che ho lasciato il giornalismo il 26 maggio 2016, dopo aver avuto un cancro e avermi salvato per un pelo la vita”, rivela Tommaso Cerno, che è stato direttore de L’ L’Espresso per un anno, condirettore di Repubblica per soli tre mesi, e ora è in corsa per un seggio senatoriale nel Pd.
Mi scusi!
Intrigo e genialità caratterizzarono la vita dell’intrigante Tommaso Cerno. Continua a leggere per scoprire maggiori dettagli sulla sua vita e sulla strana malattia che lo colpì. Approfondire i dettagli del suo viaggio è il nostro modo di attirare l’attenzione sulle difficoltà affrontate da coloro le cui malattie non vengono curate.
Storia personale e carriera
Tommaso Cerno veniva da umili origini, ma mostrò il suo talento già in tenera età. C’è stata un’età dell’oro per lui all’inizio della sua carriera. Proprio mentre stava per festeggiare la sua vittoria, però, iniziò ad avvertire alcuni piccoli problemi di salute, che gettarono un’ombra sul suo promettente futuro.
Emersione della malattia
Con il passare del tempo la salute di Tommaso peggiorò e cominciarono a comparire strani sintomi. Ha visitato diversi medici, ma nessuno di loro è riuscito a determinare l’origine della sua malattia. A causa della sua malattia ha subito perdite sia nella sua vita personale che professionale.
Controlli medici
I medici hanno intrapreso una ricerca per scoprire cosa stava facendo ammalare Tommaso. Non è stato possibile raggiungere una diagnosi definitiva, nonostante test e valutazioni approfonditi. A peggiorare le cose, né Tommaso né i suoi medici riuscivano a mettersi d’accordo su cosa non andasse in lui.
Come Tommaso Cerno ha avuto un impatto e cosa ha fatto
Quando si trattava di raggiungere i suoi obiettivi ed essere produttivo sul lavoro, Tommaso doveva dare priorità alla sua salute. Il prezzo da pagare sulla sua salute mentale ed emotiva derivante dalla convivenza con sintomi e incertezza è stato immenso. Anche se è stata dura, ha continuato nonostante tutto.
Reazione e sostegno della popolazione generale
A livello globale, la storia di Tommaso ha avuto risonanza nel pubblico e ha suscitato forti emozioni di simpatia e comprensione. Poiché la malattia di Tommaso è così rara, le persone si battono per ottenere maggiore attenzione alla difficile situazione delle persone come lui. Per questo motivo sopportano molte difficoltà.
Potere e importanza perpetua
Per quanto breve sia stata la vita di Tommaso a causa della sua malattia, la sua influenza durerà. La sua eredità servirà da esempio a coloro che lottano per migliorare il trattamento delle malattie rare. Molto di ciò che sappiamo sull’importanza della compassione e della collaborazione nell’assistenza sanitaria oggi deriva dalla sua storia.
Le mie dimissioni dalla carica di capo del Messaggero Veneto sono state formali. Il locale esatto a cui mi ha indirizzato Carlo De Benedetti era L’Espresso. Il giornale a cui avevo dedicato così tanto tempo era quell’ostacolo e ho pensato di andarmene quando l’ho affrontato. La decisione, però, era stata solo rinviata.
Hai trionfato sul cancro, vero? Familiarizza con me. Posso attestare per esperienza personale che la burocrazia italiana non ha problemi a gestire i rapporti con i malati di cancro. Due giorni dopo la diagnosi di cancro, l’Azienda sanitaria locale mi ha comunicato che non avevo più diritto al biglietto vita perché la mia malattia era stata classificata come oncologica maligna.
Un’altra cosa che ho capito è che il cancro non scompare; rimane con le persone per sempre. Ho subito un’operazione importante e poi ho subito la radioterapia. Durante quel periodo, mi sono reso conto che questa condizione può cambiare la tua prospettiva. Anche se nota che la tua durata di vita è stata prolungata, si ferma prima di dichiarare che ti sei completamente ripreso.
Stavo pensando alla mia mortalità e a come il giornalismo si inserisce nell’Italia moderna. I notiziari italiani si occupano di questioni politiche. Probabilmente dovresti semplicemente ammetterlo. Come bonus aggiuntivo, portalo a termine mentre sei in parlamento. Per quanto ne so, nel giornalismo non è coinvolta alcuna azione politica. Per dirla chiaramente, questa è la verità. Le pubblicazioni che si vantano della loro “terza parte” mi fanno sempre ridere.
Pensa alla neutralità come a uno shampoo delicato sulla pelle e alla terzietà come a un sapone per le mani. Il giornalismo è triste perché ci vuole coraggio per ammettere di essere di parte. Quando si tratta del loro coinvolgimento politico, i media restano zitti. La verità è che chi mi ha attaccato nel momento in cui mi sono alzato da terra?
Qualcuno ti ha aggredito? Reporter ed editori. Il fatto che io abbia deciso di candidarmi ha rivelato la loro fragilità. Ma poi c’è la controargomentazione secondo cui i giornali non sono imparziali perché consentono ai lettori di scegliere da che parte stare e che aderire a un partito uccide davvero la libertà. Quanto ti occupi di politica, Repubblica? Repubblica ne ha parlato subito. Ma questo è il giornalismo civile di Repubblica. E non è nemmeno una pubblicazione di partito politico.
Si vocifera, però, che lei abbia rischiato di candidarsi alla direzione di Repubblica o La Stampa, ma alla fine abbia deciso di non farlo. Lei è d’accordo? Il comunicato ufficiale di questa società respinge categoricamente la mia richiesta di consulenza frda nessuna delle loro pubblicazioni. Dare la definizione di “scelta personale” che non è influenzata da influenze esterne. Senza contare che non avrei potuto avanzare una richiesta del genere. Nessuno dei vertici di Repubblica e La Stampa avrebbe potuto chiedere un aumento se non io. Avrei preferito non accettare la co-direzione in primo luogo se avessi voluto la direzione. Nessuno metteva in dubbio che quello fosse il primo passo; tutti presumevano che lo fosse.
Il sistema politico non è una rete di sicurezza affidabile. Santoro ha detto che un giornalista potrebbe entrare in politica per sfuggire a un’industria in fallimento; lui o lei potrebbe vedere la politica come un modo per riutilizzare i materiali. Per i giornalisti che hanno una visione negativa della politica, la scelta di un uomo di 43 anni di servire la sua nazione, anche a rischio di pericolo personale, può essere percepita solo come un haiku. Ne consegue che vedono il loro lavoro come il riflesso di una totale immondizia. L’attività politica, d’altro canto, è unica. Oltre a ciò, la copertura giornalistica della politica è essenziale. In definitiva, il punto di vista soggettivo è il fattore decisivo. Considero la politica una scelta di vita.
Al contrario, hai scelto di mettere in pausa. Sono state scritte innumerevoli sciocchezze a riguardo. Ho trascorso alcuni giorni cercando di spargere la voce. Una mia risposta definitiva è evidentemente necessaria in tali circostanze. In ogni caso, sono preoccupato. Secondo le leggi dello Stato, è possibile autorizzare un congedo. È un diritto, sicuramente. Inoltre, salvaguardare questo diritto è fondamentale perché è fondamentale per la democrazia.
Quindi è un disaccordo fondamentale. La nostra gratitudine va a Furio Colombo, Michele Santoro e Spadolini, tra gli altri giornalisti, per la loro lunga storia di coinvolgimento politico. Mi batterò per questo diritto dei giornalisti a prendere parte ai dibattiti politici. Il cambiamento è necessario a meno che non desideriamo risiedere in un Paese in cui i giornalisti si intromettono clandestinamente nella politica e lavorano per smantellare la legislazione che garantisce pari diritti di voto a tutti i residenti. Qualcuno ovviamente appartiene a questo gruppo se desidera un paese senza democrazia.
Mi scuso, ma potrebbe gentilmente identificare quelle persone? Un piccolo numero di giornalisti. Inoltre, mi sento obbligato a dirti che è stato scritto su di me senza avermi mai contattato, anche le parti più ridicole. Rispondendo alle persone che lo avevano fatto. Seguendo la mia spiegazione, è stato un gioco da ragazzi.
Alcuni giornalisti hanno il compito di raccogliere informazioni e contattare le fonti. Inoltre, ci sono giornalisti là fuori che faranno di tutto per sviluppare una relazione antagonista con qualcuno la cui scelta è ovviamente problematica. Forse qualche giornalista si è lasciato ingannare quando lei ha lasciato Repubblica dopo soli tre mesi.
PS In che modo esattamente i democratici hanno beneficiato della tua cattura? Sinceramente sono perplesso. Nonostante mi sia sempre considerato un democratico, in realtà non sono mai stato un membro organizzatore. Le primarie del 2012 furono l’occasione per Renzi di candidarsi, anche se l’ho sostenuto perché, in quelle elezioni di dieci anni fa, Bersani era il candidato perfetto per la carica di primo ministro. Ancor prima che De Benedetti lo facesse, il Gruppo Espresso aveva espresso la propria preferenza per Bersani.
Il colloquio con De Benedetti è avvenuto circa due mesi dopo le elezioni. Con un sottofondo di vergogna, ha confessato di aver eluso le autorità. Anche Renzi mostra segnali di tendenza alla rigenerazione. Ciò non mi ha impedito di essere da allora in poi uno degli oppositori più accesi del governo Renzi.
Invece di Renzi-Golia, la mia prima scelta è stata Renzi-Davide. Infatti mentre ero caporedattore de L’Espresso potevo essere considerato antirenziano. E ho scritto anche del caso Consip. Nonostante tutti i discorsi sul fatto che il Partito Democratico sia il partito dei Renzi-boys, posso dire con sicurezza che finalmente mi ha accettato, nel bene e nel male.