Matia Bazar Storia

Spargi l'amore
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Matia Bazar Storia – canzoni come “Solo Tu” e “Cavallo Bianco” che erano popolari negli anni ’70 ma erano considerate “leggere” a causa dei loro tempi allegri. Poi è arrivato il vicolo cieco e il cambiamento sismico degli anni ’80, tutto nel nome del pop elettronico all’avanguardia. Per questo Antonella Ruggiero.

“voce” dello storico marchio, ha deciso di lasciare l’azienda e unirsi all’esodo del 2000. L’allegoria di una delle migliori band mai suonate insieme. Questa è la storia di una band che ha coraggiosamente alterato il proprio personaggio pubblico per cercare nuove frontiere musicali. Matia Bazar è il nome della band in cui hanno gareggiato e vinto cinque musicisti liguri.

I due protagonisti si incontrano a un concerto della Pfm a Genova, dove inizia la storia. Piero Cassano, Aldo Stellita e Carlo Marrale della band Jet, insieme a Giancarlo Golzi del Museo Rosenbach, si imbattono nel notevole talento di una giovane donna di nome Antonella Ruggiero.

Antonella è una designer pubblicitaria di professione, ma ha un’ugola così grande da far urlare di meraviglia gli spettatori. Una voce che viene impiegata come strumento, dotata di una gamma dinamica notevolmente ampia, capace di raggiungere vette sonore inaspettate. Matia è lo pseudonimo di Antonella, derivato dal genovese matan, che significa “matto”.

Una descrizione paradossale delle proprie capacità peculiari e stravaganti. La gente parlerà di te come se fossi una diva. In suo onore, la band si chiama Matia Bazar.L’originale è stato scritto da Aldo Stellita e testi Campobello di Mazara, 1946 – Milano, 1998, Carlo Marrale chitarre e voce 1952, Piero Cassano tastiere 1950, Giancarlo Golzi batteria e percussioni 1952, e Antonella Ruggiero voce, 1952.

Il primo 45 giri dei Matia Bazar, “Stasera che sera”, tenera ballata soft-pop pubblicata nel 1975, fu il risultato di un contratto discografico di successo con l’etichetta Ariston e dell’esperienza della band esibendosi in locali notturni e balere lungo il riviera ligure, dove il loro repertorio era costituito principalmente da cover.

Quasi istantaneamente, la band ligure diventa famosa. Del resto, in quel periodo in Italia, il suono ultra-melodico è il più popolare in TV e nelle classifiche, ei liguri, almeno, dimostrano un certo grado di raffinatezza nel raggiungere questo suono. Un anno dopo è stato pubblicato un ulteriore 45 giri nel tentativo di capitalizzare la tendenza finché è durata.

Per quanto riguarda “Per un’ora d’amore” 1976 del lato A, è un pezzo tenero che essenzialmente rimaneggia la trama di “Stasera que sera”, con i suoi sapori mediterranei e le melodie tradizionali tanto semplici quanto accattivanti.D’altro canto, “Cavallo bianco” rivela il suo vero carattere di partitura composita, quasi “prog” nell’alternanza di diverse fasi sonore.

a partire dall’attacco della batteria e proseguendo attraverso il sussurrato prologo di Marrale e del coro prima dell’ingresso di Ruggiero, i cui trilli, elevati a registri altissimi, poggiano su fitti strati di synth. Alla fine, rappresenterà il culmine del primo atto della loro storia.Matia Bazar, il loro album di debutto omonimo, conterrà queste prime tre canzoni 1976.

La capacità del quintetto di comporre melodie è particolarmente impressionante; riuscirono a realizzare “Solo tu” 1977, uno sketch pop di enorme valore e delicatezza che avrebbe venduto oltre sei milioni di copie in Europa e Sud America. Talento che a volte paga troppo frettolosamente il voto al cliché “all’italiana”.

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“Per un minuto e poi”, brano dell’album Gran Bazar 1977, immerge il consueto salto melodico in un easy-listening piuttosto “classico”. Nonostante il suo testo non sofisticato e l’interpretazione poco plausibile del “Bolero”, il successo del 1978 “E dirsi ciao” vinse il Festival di Sanremo. Molto peggio è quello che compie “Mister Mandarino”, cedendo a un terribile canto kitsch alla Ricchi & Poveri.

Tuttavia, i Matia Bazar salgono costantemente in cima alle classifiche e il loro lavoro sta guadagnando terreno nel mercato internazionale. La loro offerta di debutto, L’oro dei Matia Bazar – Only You, è il vero gold standard per le etichette di successo.You Simplicity 1978, Single Tow of Simplicity 1978, Touré 1979 e Il Tempio del Sole 1979 esplorano tutti un mondo in cui un’esistenza.

così tranquilla è possibile all’infinito sono melodie semplici che sembrano progettate per essere suonate sui jukebox nel momento in cui sono state rilasciate; i concerti attirano costantemente grandi folle; i festival estivi competono con i Bazar, impedendo loro di prendersi una pausa dalle esibizioni in tutta Europa.

Eppure qualcosa non va in questo delicato equilibrio: il leader della band, Aldo Stellita, sente il bisogno di uscire dai confini di uno stile musicale ormai stantio e stereotipato. I membri dei Matia Bazar non sono più studenti universitari ingenui con un interesse per la musica; invece, sono musicisti a tempo pieno con il desiderio di esplorare nuovi territori musicali imparando da altre culture.

Come organizzatore e produttore del vernissage, Piero Cassano resta dietro le quinte es e non frequenta tra gli altri per Eros Ramazzotti. Stava cercando di convincerci a prendere la via del vigliacco, ma abbiamo rifiutato. Ecco perché se n’è andato”, dirà Antonella Ruggiero.

Uno dei membri originali e cantautore del gruppo è morto, quindi i Matia Bazar hanno chiamato Mauro Sabbione, tastierista e compositore appassionato di new wave e tecnologia all’avanguardia, per ristrutturare l’aspetto artistico della band È importante notare che tutti loro avevano precedenti esperienze in una varietà di campi.

Golzi come curatore al Rosembach Museum, una meravigliosa band di musica progressiva nei primi anni ’70, e Carlo Marrale come chitarrista in Brasile.Berlino, Parigi e Londra sono i “nuovi” punti focali di un disco impegnativo ma affascinante che rende omaggio alle città dell’Europa centrale 1982.

L’elettronica sinuosa di “Fantasia”, brano incipitprogrammatico dell’album firmato da uno stupendo assolo di tastiera centrale, evoca atmosfere da Seconda Guerra Mondiale: chiacchiere di complotti, soldati in attesa di chissà cosa e, in sottofondo, sirene che spazzano via la spensieratezza e la superficialità del passato.

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