Maria Teresa Meli Padre – È arrivata nell’atelier di via Frattina di Niki Berlinguer con un leggero tremito nella mano che scriveva. Il suo primo incarico fu un’intervista con un artista molto apprezzato che era la seconda moglie del padre di Enrico Berlinguer e l’attuale o de facto nonna dei figli di Enrico, Maria e Bianca. BENE? Maria era già la migliore amica dell’apprendista giornalista, facendolo sentire in colpa per aver approfittato della loro relazione. Maria Teresa Meli, che a 19 anni era bionda e abbagliante come il sole e faceva irrigidire il collo agli spettatori, cercava di scrollarsi di dosso la sua umiliazione.
I suoi sforzi alla fine sono stati ripagati. Ha continuato per almeno un’ora sull’arte di Niki, in particolare sui magnifici arazzi che ha creato che erano presenti nei salotti dell’aristocrazia romana alla fine degli anni ’70. Forse quel giorno Maria Teresa si rese conto di essere veramente destinata alla carriera giornalistica. I polpastrelli gli pizzicavano mentre anticipava il titolo e la posizione sulla pagina, e provava i primi fremiti di quel sottile piacere che prende il cronista di corsa davanti all’evento o l’intervistato, quando rinuncia avidamente a fatti e argomenti.
Bene, avrebbe scoperto tutto questo più tardi; per il momento, si sentiva solo come se avesse aperto la porta al suo futuro. Poi si è precipitata alla sede de Il Messaggero di via del Tritone per telefonare all’amica esclamando: “Maria, quella tua nonna è la bomba!” “Comunque, lei non è mia nonna. È una bomba che ti piaccia o no. Poi, con molto entusiasmo, ha iniziato a battere sulla macchina da scrivere.Maria Teresa Meli è stata la prima a prendere la parola, stabilendo così il rapporto.
La storia ora è quella che mi racconta e di cui ride. È in circolazione da più di trent’anni e l’11 agosto compirà cinquanta primavere, il che le starà benissimo. È una delle scrittrici politiche più rispettate in circolazione, una giornalista della vecchia scuola che ripone la sua fiducia nello scoop e nella pala transatlantica e non lascia mai andare la storia. Sia le donne che i senatori la rispettano e la temono. È comune sentire ringhiare di “Attento, c’è quella iena di Meli” nelle sale del potere.
Alza l’orecchio perché sente l’odore della notizia. Una volta è entrata nel quartier generale del PSI e ha sentito la direzione parlare attraverso la finestra aperta del gabinetto. Potresti sentire tutto se fossi in piedi sulla tazza. Ho portato Mario Stanganelli del Messaggero e Augusto Minzolini della Stampa, ma Mario era un po’ duro d’orecchi, quindi sulla coppa abbiamo fatto poco. E cosa offro al mio giornale, pappe calde per bambini?’ Minzo si è infuriato quando gli ho detto che quella sera dovevo comporre il telegiornale per la mia agenzia. Beh, l’ho rassicurato, va bene.
I giornali erano già chiusi quando ho finito, così ho portato il mio lavoro alle telescriventi dell’Adnkronos alle 9:30.Un maiale sbalorditivo, senza dubbio. Insolenti e incrollabili nella loro determinazione. Mama Giuseppina, che ha dato alla luce anche una figlia di nome Paolina, di due anni e mezzo più giovane ma decisamente più remissiva, forse ha fatto luce sulla situazione. Arturo Sr. ha avuto una lunga carriera come giornalista per diverse testate italiane, tra cui Agenzia Italia, Il Mondo, Corriere della Sera e Il Secolo XIX.
Nel 1980 presenta a Maria Teresa l’amico e collaboratore, il Messaggero, Silvano Rizza,I due anni trascorsi a lavorare come outsider al quotidiano di via del Tritone hanno posto le basi per l’eventuale formazione professionale di Maria Teresa all’Adnkronos. Questa azienda ha un’eccellente struttura di formazione. Ancor di più di un fatto meno noto come la nave corsara Adnkronos, che ha combattuto contro Ansa e Italia. Dovevi trovare il modo di truffarli di tanto in tanto se volevi rimanere in vita.
Madre Teresa, Maria – Esattamente. Anche se sarebbe stato prematuro darmi completa libertà con i miei doveri iniziali. Mi hanno incaricato di occuparmi delle trattative sindacali, dei lavori governativi e del mondo accademico. Un vero deprimente. La mattina dopo aver accettato la tangente, ho fatto alcune dichiarazioni politiche discutibili. Ho divorato articoli sulla pasta, interviste e spropositi con la speranza di riuscire un giorno a scrivere così. Un interesse trainante che mi ha rapidamente rapito.
Quando avevo 14 anni io e la mia amica Maria Berlinguer ci siamo iscritti alla Fgci, frazione di Ponte Milvio. In ufficio avevamo un ingrandimento di Stalin, ma quando Berlinguer è venuto a trovarci abbiamo dovuto metterlo da parte. Massimo D’Alema era il segretario nazionale dei giovani comunisti e Walter Veltroni l’omologo romano. Sono stata coinvolta attivamente, andando alle riunioni e distribuendo copie de L’Unità per le strade prima che io e alcuni amici fossimo accusati di essere “membri del gruppo” presso la sede di Lotta continua per il nostro coinvolgimento in un collettivo femminista lì.
Per fare un punto, abbiamo strappato la carta a brandelli. Nel 1978 l’ho ripreso in mano e l’ho continuato fino al 1984. Non l’ho rinnovato perché non ritenevo giusto che un giornalista che si occupa di politica avesse un’appartenenza partigiana. Sì, perché sono riuscito a convincere Pippo Marra a lNel frattempo, tengo d’occhio la scena politica. In particolare volevo tenere d’occhio il Psi visto che ero riuscito a convincere Pippo Marra a farmi tenere d’occhio la scena politica.
In particolare volevo tenere d’occhio il Psi visto che ero riuscito a convincere Pippo Marra a farmi tenere d’occhio la scena politica. In particolare, si dovrebbe aderire al Psi.MT Meli – Tutti erano sbalorditi, me compreso, eppure… Sono stato scelto dal regista Pippo Marra, che era il sovrano supremo e padre fondatore di Kronos. Aveva una grande fiducia nelle capacità delle giornaliste donne. Era piuttosto terribile, eppure capiva il valore sia delle ricompense che delle punizioni. E aveva molte qualità inaspettate.