Francesco Bechis Genitori – Sul canale di prima serata di La7, In onda, condotto da David Parenzo e Concita De Gregorio, il regista Franco Bechis ha fatto commuovere i telespettatori raccontando Il Tempo. L’amministrazione guidata da Mario Draghi ha affrontato i vaccini contro il coronavirus con l’obiettivo di far rispettare il mandato di immunizzazione. In vista dell’ultima conferenza stampa,
Per aumentare di molto la percentuale di persone protette dal vaccino, il presidente del Consiglio, con il sostegno del ministro della Salute, ha addirittura suggerito che questa linea di azione possa essere ipotizzata nei prossimi mesi. Si dice che il governo stia valutando la possibilità di rendere obbligatoria l’amministrazione amministrativa per ancora più categorie di lavoratori.
Dopo aver discusso della volontà del premier di affermare sia la teoria dell’obbligo vaccinale sia quella della somministrazione del terzo dosaggio, Franco Bechis è uscito fuori tema per raccontare la propria esperienza con il Covid. La madre del direttore de Il Tempo è morta di coronavirus la scorsa settimana.
Secondo Bechis la donna non era mai stata vaccinata poiché il suo medico era contrario alle vaccinazioni. Uno di questi medici era quello che si prendeva cura di mia madre poiché aveva molta fiducia in lui. Non era mai stata vaccinata prima e lui l’aveva convinta che sarebbe morta se lo avesse fatto a causa delle sue allergie. Chiaramente angosciato, Franco Bechis ha detto: “Mia mamma ha preso il Covid ed è morta di Covid”.
È facile provare simpatia per la rabbia del regista dopo la morte della madre: “Avrei bruciato quel dottore lì perché eravamo quasi riusciti a convincerla. Era troppo tardi quando sono arrivato dal medico per il vaccino modificato. Non stabilito i medici hanno lunghi tempi di attesa per ottenere la licenza per esercitare la professione medica.
Potrebbero anche non prendersi la briga di allenarsi senza un allenatore. È comprensibile che Franco Bechis si emozionasse raccontando una storia così personale, ed è anche ragionevole supporre che i conduttori dello studio si lasciassero trasportare dall’ondata di emozione del regista.
Rudy Guede “deve essere espulso” dall’Italia, come si suol dire. Lo scorso 7 novembre, nel corso di un’edizione di “Crimini e Criminologia” su Radio Cusano TV, Luca Maori, uno degli avvocati di Raffaele Sollecito, ha fatto questa affermazione.
Un avvocato penalista ha sostenuto che una persona condannata per omicidio volontario aggravato dovrebbe essere espulsa allo stesso modo in cui vengono legittimamente espulse le persone esterne all’Unione europea giudicate colpevoli di traffico di droga e condannate a due o tre anni di carcere. Alla lettera della legge.
Dopo aver scontato 16 anni per l’omicidio di Meredith Kercher, studentessa inglese a Perugia, avvenuto il 1° novembre 2007, Rudy Guede è stato liberato dal carcere nel novembre 2021. È appena stata pubblicata la biografia dell’autore, “Il beneficio del dubbio”.
Una riduzione di pena per buona condotta prevista dalla legge italiana ha permesso all’autore, il cui nome appare sulla copertina come “La mia storia”, di essere rilasciato dal carcere con qualche settimana di anticipo. Mentre sconta gli ultimi anni nel “carcere di Mammialla” di Viterbo, gli vengono affidati incarichi di servizio sociale presso la mensa della Caritas e il Centro Studi Criminologici.
Luca Maori, legale di Rudy Guede, ha spiegato: “Un soggetto del genere… non pu avere il permesso di soggiorno”, quindi Rudy Guede non ha il permesso di soggiorno perché cittadino ivoriano.A Guede è stato rilasciato un permesso di soggiorno temporaneo al momento della sua assegnazione.
Il questore di Viterbo gli ha dato motivo di credere che le cose possano tornare alla normalità. L’autorizzazione a trattenerlo in carcere è scaduta, quindi deve essere deportato. Questo è un passaggio obbligatorio che il richiedente deve compiere. Il questore ha commesso un reato se non lo cacciano fuori.
Qualsiasi cittadino straniero condannato in Italia a una pena detentiva superiore a due anni verrà espulso al momento del rilascio. L’articolo 235 del codice penale, intitolato “Espulsione o allontanamento dello straniero dallo Stato”, chiarisce questo punto: “il giudice dispone l’espulsione dello straniero…, oltre che nei casi espressamente previsti dalla legge , quando lo straniero…”
Rudy Guede dovrebbe essere espulso perché “riceve una pena detentiva superiore a due anni”. Tuttavia, negli ultimi mesi sembra che l’ivoriano abbia richiesto protezione internazionale e pertanto gli sforzi per il rimpatrio sono stati sospesi. A risolvere la questione spetta la Commissione Territoriale, in questo caso quella di Viterbo sull’ivoriano. Se il Ricorso respinge l’istanza di Guede, questi potrà ricorrere in Cassazione.
Non si fermano le critiche della sinistra al governo Meloni e, in particolare, al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: ieri due navi di Ong hanno potuto raggiungere il porto di Catania per consentire lo sbarco di bambini, donne e persone fragili sudditi, ma questo non è bastato ai sostenitori dei porti aperti, e continuano a volare insulti e accuse, per usare un eufemismo.
Ad esempio, dopo aver letto Massimo Giannini, direttore de La Stampa, non sappiamo cosa dire. Il commento del giornalista a Che Tempo che fa inquietantemente escelsero quelli dei nazisti. Rispondendo ai fatti di Catania e alle direttive ministeriali di Piantedosi, Salvini e Crosetto, la Giannini ha affermato: “Queste scene che hanno dato luogo ad uno sbarco selettivo ricordano quelle di cui spesso parlava Liliana Segre, vissute in prima persona”.
Gli ospiti di casa di Fabio Fazio sono rimasti stupiti dalla semplicità del riferimento. In una parola, la sinistra politica smentisce l’affermazione secondo cui gli ispettori italiani sarebbero saliti a bordo delle navi per identificare i passeggeri vulnerabili. È inaccettabile che 35 cittadini extracomunitari siano rimasti bloccati sulla nave Humanity 1 battente bandiera tedesca.
“logica perversa” e altre simili sono state oggetto di molti dibattiti.Tuttavia, non esisteva alcuna linea ferroviaria che andasse direttamente ai campi di sterminio nazisti. A Catania, invece, abbiamo visto il contrario, dove abbiamo visto ambulanze, autobus, volontari, medici e agenti di polizia aiutare le persone in difficoltà.
Un gruppo di georgiani tenta venti colpi in un edificio di via Pession nel quartiere romano di Marconi, non dal Lungotevere degli Inventori. Un numero spaventoso, soprattutto se si considera che riguarda solo gli ultimi due mesi.