È Morto Michele Placido – Regista e attore con la passione per il suo lavoro e un approccio senza filtri al ruolo. La sua carriera ha preso diverse svolte strane, con risultati alterni; occasionalmente è caduto nell’arroganza artistica, ma ha anche creato alcune opere innovative come Romanzo criminale.
Storie di origine nel cinema
Come terzo di otto figli, Placido ha sperimentato influenze da una vasta gamma di professioni. Sceglie però di dedicarsi al mondo dello spettacolo, seguendo la sua naturale predisposizione alla recitazione: studia all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica e debutta sul palcoscenico nel 1970 in “Orlando Furioso” diretto dal regista Luca Ronconi, poi trasmesso in televisione in televisione.
Dopo una lunga carriera teatrale e altri ruoli meno glamour, lo abbiamo intravisto in televisione, dove ha interpretato Il picciotto di Alberto Negrin. Teresa la ladra , Romanzo popolare ), Dio mio, come sono precipitata! e Triumphal March sono solo alcuni dei film acclamati dalla critica in cui ha recitato.
Identità di polpo fortunato
Alla fine degli anni ’70 aveva accumulato una delle filmografie più impressionanti di qualsiasi attore italiano, avendo lavorato con artisti del calibro dei fratelli Taviani in Il prato, Luigi Zampa nella commedia sessuale Letti brutali, sempre con Lizzani in Fontamara, e Bellocchio in Salto nel vuoto.
I film Lulu e Ars amandi: The art of love, diretto da Walerian Borowczykin, e History of women, diretto da Benoit Jacquot e interpretato da Isabelle Huppert, lo hanno reso una figura familiare in Francia e Germania.
Entrare nell’industria cinematografica
Man mano che la sua reputazione è cresciuta, gli sono stati disponibili incarichi più impegnativi. Nelle opere di Marco Risi e Gianni Amelio, ad esempio, interpreta un professore nel primo e un magnate minaccioso nel secondo.
Tra i suoi due ruoli principali, ha avuto l’opportunità di cimentarsi nella regia nel 1990 con l’uscita di Pummar, un film sulle difficoltà degli immigrati quando cercano di integrarsi nella società italiana.
Due anni dopo dirige e interpreta una commedia intitolata Amici del cuore, ma questo è solo un diversivo temporaneo prima di tornare alla sua vera passione, il cinema d’inchiesta, in ruoli come Giovanni Falcone nell’omonimo film di Giuseppe Ferrara, e come regista di Un eroe borghese e soprattutto Di un amore perduto, ritratto di un’insegnante dolce e coraggiosa che cerca di ribellarsi al maschilismo della sua professione.
Interpretazioni moderate
Dopo aver incontrato Marco Bellocchio nel 1999, che lo ha scritturato nel dramma La balia, è stato introdotto all’industria cinematografica da Mario Monicelli, che lo ha scelto nella commedia Dirty Clothes. Appare anche al fianco di Laura Morante nel film Libera il pesce di Cristina Comencini. Un essere umano decente.
Il regista Riccardo Milani, che lo ha scelto anche per Il posto dell’anima, amara e puntuale denuncia dei soprusi delle multinazionali, gli ha chiesto di tornare in televisione con la sceneggiatura Padre Pio tra cielo e terra e l’interessante ricostruzione de Il sequestro Soffiantini.
Un cuore spezzato pieno di ricordi di un genitore che non c’è più.
Terzo di otto figli, Placido ha recentemente raccontato la sua relazione con il padre ingegnere Beniamino, disoccupato quando Placido stava crescendo: “Quando sono entrato in Accademia mio padre ha provato un enorme orgoglio, è andato in piazza gridando ‘mio figlio è entrato la stessa scuola della figlia di Vittorio Gassmann, Nino Manfredi e Carmelo Bene, si sentiva come se tutti lo fissassero come se fosse impazzito.
Purtroppo, è morto improvvisamente in giovane età e non ha mai potuto vedermi suonare di persona o in televisione, quindi nemmeno questo piacevole ricordo può lenire il dolore della sua perdita. Me ne scuso. Dagospia cita un’intervista a Michele Placido de La Stampa, in cui parla della sua lunga carriera.
L’attore è stato recentemente premiato dai Giornalisti Cinematografici Italiani con un Nastro Speciale per il suo lavoro nei ruoli da protagonista di Orlando e L’ombra di Caravaggio. L’attore si è espresso in difesa della libertà di parola, dicendo: “Paghi sempre il prezzo della libertà di pensiero, ma sono convinto che dobbiamo andare avanti in nome di ciò in cui crediamo, confrontandoci con gli altri, anche se loro avere una visione diversa”.
Sebbene Octopus sia stato un grande successo in tutto il mondo, Placido ha detto: “Sì, LaPiovra è stato un clamoroso successo internazionale, ma proprio per quella finzione sono stato snobbato da alcuni critici per molto tempo.” Questa citazione è incisa sul retro della medaglia. Alcuni membri del consiglio si sentono chiamati da Dio a fare qualcosa e non lo faranno importa il costo.
L’intervistatore mantiene la pressione su Michele Placido chiedendogli di nominare l’unica persona che ha avuto il maggiore impatto sulla sua carriera. «Quella con Marco Bellocchio, che mi volle nella Marcia Trionfale quando ero poco più che un ragazzino», dice. Mi ha illuminato sulla capacità di riflessione morale ed etica del cinema. Apprezzo che Marco mi abbia riconosciuto come un grande educatore.
In particolare, è gravato dal fatto che il padre, di professione geometra, sia disoccupato: «Vengo da una minuscola comunità del Sud, eravamo otto figli. Quando sono entrato in Accademia, mio padre era così felice che corse in piazza per annunciare il mio successo, proclamando: “mio figlio è entrato nella stessa scuola della figlia di Vittorio Gassmann, Nino Manfredi, Carmelo Bene!”
I suoi osservatori gli lanciarono sguardi curiosi e fecero osservazioni come “l’ingegnere è impazzito”. “Purtroppo è morto giovane, a 50 anni, e non mi ha mai visto né sul palco né sullo schermo, questo è il mio rammarico”, ha detto Michele di suo padre.
Alla fine dell’intervista, viene raccontata una storia affascinante. Durante il suo discorso di accettazione ai David Awards, l’attore ha scherzato dicendo: “Placido ha il Parkinson”. L’attore ha difeso le sue azioni chiedendo al critico: “Sai come siamo noi artisti?Avevo appena terminato una lunga cerimonia di premiazione e stavo appoggiando la testa sul pavimento della sedia.
Ho fatto un paio di battute sul palco. Il giorno dopo, i miei amici e colleghi che ci erano cascati mi hanno chiamato per controllarmi. Ho cercato di tranquillizzarlo dicendo: “Non preoccuparti, sto bene da solo”.