Daniela Zedda Malattia

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Daniela Zedda Malattia
Daniela Zedda Malattia

Daniela Zedda Malattia – Il suo corpus di opere, che è stato ampiamente esposto e pubblicato in Italia nel corso degli anni, dimostra la sua sensibilità artistica, competenza tecnica e profonda comprensione della psicologia umana. Tra i suoi numerosi successi ci sono i numerosi ritratti che ha realizzato per copertine di libri, copertine di riviste e copertine di album.

Corriere della Sera, Il Sole 24 ore, La Repubblica, L’Espresso, Il Manifesto, Musica Jazz, Gioia, Epoca, L’Europeo, Vera, TV Sorrisi e Canzoni, Vogue Casa, Panorama, Abitare, Le Monde e Performing Arts Journal sono solo alcuni dei quotidiani e delle testate nazionali che hanno pubblicato le sue fotografie.

Ha collaborato con l’agenzia fotografica Grazia Neri. È stata la fotografa ufficiale del Festival letterario Isola delle storie di Gavoi e del Festival di letteratura per ragazzi Tuttestorie di Cagliari.

Zedda ha insegnato al Liceo Artistico di Cagliari e alla Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università degli Studi di Cagliari. Giulia, scrittrici e redattrici dello staff, ci mancherete molto. Giulia giornalista Sardegna Un giorno all’improvviso presenta l’ultimo contributo professionale dell’amica, collega e socia Daniela Zedda, che ritrae le immagini di una “Cagliari livida e deserta, paralizzata dal Covid”, insieme ai ritratti delle donne che hanno lavorato instancabilmente e senza risparmio per realizzare il pandemia sopportabile.

Daniela Zedda, fotografa cagliaritana, è venuta a mancare oggi all’età di 64 anni e l’Associazione Giornalisti Giulia ha iniziato a onorare la sua vita e il suo lavoro. Nel corso dei suoi 40 anni di carriera, ha fotografato una serie di personaggi importanti nel mondo dello spettacolo, compresi quelli del mondo della musica, del teatro, della letteratura e della moda.

Ha avuto un impatto su molti dei suoi coetanei a causa dell’esempio che ha stabilito sul posto di lavoro e delle successive lezioni che ha insegnato. Giulia sta ripercorrendo i suoi percorsi professionali diventando fotoreporter. Quando è entrata nel business negli anni ’80, è stata la prima fotografa donna a concentrarsi su storie criminali.

Soprattutto, comprese le carte deontologiche, dà la priorità alla dignità delle vittime e dei sospetti autori. Due immagini iconiche delle donne sotto il regno del Covid sono il ritratto della donna rom nella sua baracca e la foto dell’infermiera stanca che le sorride. Per rispecchiare il proprio livello di serietà e aridità.

Prima che esistessero i codici etici, i diritti delle vittime o il giusto processo ai criminali, c’era Daniela. Lo apprezzo e ci mancherai. Due immagini iconiche delle donne sotto il regno del Covid sono il ritratto della donna rom nella sua baracca e la foto dell’infermiera stanca che le sorride.

Per rispecchiare il proprio livello di serietà e aridità. Prima che esistessero i codici etici, i diritti delle vittime o il giusto processo ai criminali, c’era Daniela. Lo apprezzo e ci mancherai. Due immagini iconiche delle donne sotto il regno del Covid sono il ritratto della donna rom nella sua baracca e la foto dell’infermiera stanca che le sorride. Per rispecchiare il proprio livello di serietà e aridità. Ci mancherai Daniela. Molto riconoscente.

La paura è stata la tua compagna costante sulla strada della guarigione dalla malattia, ed è anche la cosa che si frappone tra te e un nuovo inizio. Quello che mi sconcerta e mi impressiona e mi sorprende sempre è che continuo a parlare della mia malattia nel PASSATO, come se fosse ormai un evento concluso, obsoleto, come se non facesse più parte della mia vita, quasi avessi vinto questo il male ma la verità è che è sempre vivo e presente dentro di me…

Daniela Zedda Malattia

L’unico problema è che dorme per chissà quanto tempo prima di svegliarsi e realizzare effettivamente qualsiasi cosa. Dal momento che non posso prevedere quanto tempo avrò su questo pianeta o quando finirà, cerco di vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo, con un senso di desiderio gravido e urgenza di infondergli il SIGNIFICATO appropriato. Durante la mia malattia, non ho passato molto tempo a chiedermi “perché io?”

Anche se riflettevo sul PERCHÉ aveva fatto progressi così rapidi e sul PERCHÉ mi era stata negata la possibilità di lottare per la vittoria, presto dimenticai quelle preoccupazioni. Di conseguenza, capirai. Allora perché altre persone, compresi i bambini, si ammalano quando io no? Non aveva senso speculare quando non si poteva fare nulla per cambiare i fatti. La domanda “Perché, perché, perché!” Chiediamo troppi “perché” su questo pianeta.

Per questo, anche quando fuori si gela, i tuoi pensieri tornano costantemente a quell’altro luogo dove l’estate non finisce mai. Vogliamo costantemente quello che non abbiamo, diceva all’amico Novecento, il protagonista de “La leggenda del pianista sull’oceano”.

Avrei potuto passare giorni a cercare di capire il “perché” dietro tutto quello che era successo, ma sapevo che non sarei mai stato soddisfatto delle risposte. Invece, ho dovuto rialzarmi e ricominciare da capo, concentrandomi su ciò che era ancora in mio possesso piuttosto che su ciò che era stato perso per sempre.Dovremmo concentrarci sul trattamento piuttosto che sulla diagnosi. Per ottenere i migliori risultati, ho deciso di concentrare qui le mie energie.

Serate durante il primo ciclo di terapia trovatoio seduto davanti al fuoco, lamentandomi silenziosamente di qualunque dolore invisibile e non detto fosse ancora dentro di me.È stato un evento insolito, ma è stato fantastico.

Un po’ per le terapie e un po’ per l’ansia inconscia, era un metodo per lasciar andare la tristezza che accompagnava una notte di sonno spesso interrotta, non continua e irregolare.I risvegli notturni erano sempre seguiti da uno sguardo fisso nel vuoto.

Poiché vedere la mia bambina così pallida e innocente mi ha fatto capire quanto la mia malattia avrebbe influenzato la sua vita oltre che la mia, la fissavo addormentata e pregavo durante quelle prime sere irrequiete.per me una seconda possibilità di far parte della vita di mia figlia e fare il bene con lei nonostante i miei errori in passato.

Tuttavia, devo dire che la sua strategia per combattere l’insonnia è stata davvero efficace per me. Quando mi sono svegliato nel cuore della notte,ed era come se avessero spento magicamente i miei pensieri, calmandomi, confortandomi e riportandomi indietro dormire.

Daniela Zedda Malattia
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