Annarita Briganti Incidente – Martedì 22 giugno la rivista mattutina “Buongiorno Passaggi” ha avuto come filo conduttore l’ultimo saggio di Annarita Briganti “Coco Chanel: una donna del nostro tempo”. Una colazione di libri. Le fonti dell’articolo includono Brigida Gasparelli e Ludovica Zuccarini.
Annarita ci racconta la vita della stilista più famosa di tutti i tempi, che, nonostante la sua malattia mentale, ha saputo creare uno stile intramontabile e assurgere allo status di diva delle sfilate internazionali.
Tutte le autrici del saggio sono donne.
Annarita Briganti ha pubblicato quest’anno “Alda Merini. L’eroina del caos”, biografia della poetessa italiana del Novecento. Una narrazione straziante, una somiglianza avvincente di colei che, con l’ausilio di una penna e di alcune parole scagliate dritte su un foglio bianco, è riuscita a riempire i vuoti della sua vita.
Il processo creativo comporta spesso lunghi periodi di solitudine.
Indirizzato a: Gabrielle Bonheur Chanel è nata da una povera madre single in un convento nell’agosto del 1883. A causa della sua assenza, passerà tutta la sua vita a desiderare la compagnia maschile e finire in relazioni destinate a fallire. È tragico che dovrà pagare la sua assenza con un continuo sentimento di solitudine. Non c’è trionfo o sollievo per Coco in questo mondo.
La tenacia di Coco
Ogni donna ispiratrice ha una storia di difficoltà da raccontare. Coco Chanel è stata coinvolta nelle due guerre mondiali, nelle lotte sindacali degli anni ’20 e ’30 e nella lotta interna.
La couture di Chanel entrò in un nuovo periodo durante la seconda guerra mondiale, quando gli uomini erano all’estero e le donne conquistarono la libertà. Annarita chiama il vestito che Chanel dà loro una “uniforme”, ma in realtà serve a liberarli. Oggi le uniformi sono ancora indossate da alcune persone, volontariamente o per necessità.
Come Gabriel, un bambino nato in povertà, come Coco, una bella ragazza che canta nei caffè, come Chanel, l’icona perennemente giovane è nata nel bel mezzo della prima guerra mondiale. L’iconica diva francese del XX secolo è scomposta nei suoi tre decenni distinti sotto.
La collisione con l’A10 ha provocato la morte di un uomo di 56 anni.
Quello che sembra essere successo è che la BmwX5 del 56enne stava viaggiando contromano in autostrada. Un altro automobilista maschio è fuggito in fretta dalla zona. A causa di lavori in corso, la collisione del camion è avvenuta in corrispondenza di un pericoloso cambio di corsia. La forza dell’impatto ha quasi totalizzato entrambi i veicoli.
Chi siamo noi, secoli dopo il Maestro francese e alle prese con il bassissimo e per nulla panoramico fondo delle nostre torte di mele fatte in casa, per polemizzare con Marie Antoine Carême, “re dei cuochi e cuoca dei re”, che sosteneva che la pasticceria era il ramo principale dell’architettura?
Sono curioso di sapere se il “Brillante Architetto” Gae Aulenti, classe 1927, a cui Annarita Briganti ha dedicato un volume che ne arricchisce il ritratto con intuizioni e pensieri, avesse o meno un debole per i dolci. Da quello che sappiamo di Gaetana Emilia, è lecito dedurre che il suo vorace desiderio dolce non l’avrebbe portata a un dolce popolare come Ops! Dov’è finita quella crostata al limone? così come Massimo Bottura.
quell’interesseLa placcatura disordinata splendidamente riprodotta del piatto, che raffigura la dura influenza della gravità sul primo morso di quella gioia, è il segreto del suo successo continuo e scenografico. Il miscuglio accuratamente proporzionato di briciole di pasta frolla e crema dolce e salata probabilmente non avrebbe attirato il suo interesse perché “non le piacevano le macerie”, per quanto ne sapevamo.
Per questo ci piace immaginare che si sia alzata da tavola, sia entrata nelle cucine dell’Osteria Francescana, abbia fatto due chiacchiere con lo chef (che ha interpretato lo svarione come “una perfetta metafora del Sud Italia”), e abbia iniziato a gettare le basi per un piatto diverso. Snello ma forte,
Un secondo accordo, che la “rottura” potesse avvenire all’inizio o alla conclusione, sarebbe stato raggiunto subito dopo. Se, come Gae Aulenti, la distruzione della seconda guerra mondiale è stata la “rottura” nella tua vita, passerai il resto dei tuoi giorni a tentare di rimettere in ordine il nostro vecchio e futuristico pianeta.
Dopo aver scritto le biografie su Alda Merini (L’eroina del caos) e Coco Chanel (Una donna del nostro tempo), l’autrice Annarita Briganti dedica diverse pagine all’elogio di una terza donna che soddisfa tutti i criteri per l’appartenenza al club ” Larger Than Life ” fino a valicare le Alpi e oltre.
Questa biografia non sarà un resoconto strettamente cronologico della vita del soggetto, nonostante l’autore riconosca il valore nella riflessione sullatanti eventi e significativi percorsi professionali che hanno portato il 16 ottobre 2012 al conferimento della Medaglia d’oro alla carriera.
elenco cronologico e consequenziale dei dati: ed ecco che la “sua” Gae diventa subito una figura in cui specchiarsi e riconoscersi, con cui ritrovare un’affinità elettiva data dalla spinta a un’equivalenza positiva, affermativa, di fronte a tanta “demolizione” imponente sia nel passato che nel presente.
La professionista prevenuta interpretata da Annarita Briganti è una signora che ha battuto numerosi record nel suo campo, eppure Briganti la fa apparire come una figura comprensiva nella sua affascinante prosa.
È come se “la compagna Gae,la signora Gae,la zia Gae” vegliassero sempre su di noi,incoraggiandoci a seguire le loro orme e vivere al meglio la nostra vita all’insegna della libertà e della mobilità, che,oltre ad aver reso in qualche modo immortale, ci appaiono come le uniche possibilità di trarre il massimo dalla nostra vita.
In guerra o no , in una zona di cantiere senza fine dove scavare è la precondizione per salire e salire più in alto, per sfuggire alle gabbie evidenti e trasparenti,nell’indifferenza del piacere verso tutti,
il lavoro come occasione quotidiana di piacere, il progetto come parola da scrivere all’infinito (magari con una penna verde, il colore della speranza e della rinascita per eccellenza; al al di là dei capricci delle mode e delle mode, resistendo e tenendo duro – se è vero che l’architettura è sempre stata una sorta di “resistenza”, cioè.