Arresto Marco Di Lauro – I Carabinieri di Napoli hanno rimesso in carcere cinque persone sospettate di avere legami con il Clan Di Lauro, nell’ambito di un nuovo provvedimento di custodia cautelare. Il 4 gennaio 2008 cinque persone sono state fermate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Napoli; tra loro c’era Marco Di Lauro, figlio del boss Paolo, sospettato di coinvolgimento nell’omicidio di Eugenio Nardi, uomo legato alla famiglia Sacco-Bocchetti.
Il Nucleo Investigativo dell’Arma ha potuto accertare i responsabili dell’omicidio dopo aver ascoltato le confessioni di diversi collaboratori di Giustizia “da inquadrare – spiega una nota – nell’ambito dello scontro armato tra i clan Di Lauro e i cosiddetti Splitteristi, con i quali i Sacco-Bocchetti si erano da poco alleati”.
L’intervento inizierà alle 15:58. C’è un codice di massima urgenza e 150 persone tra polizia, carabinieri e finanzieri sono state mobilitate per un’operazione unica. Rapire Marco Di Lauro è l’obiettivo. La presenza del superboss di Secondigliano si pensa sia a metà strada tra Chiaiano e Marianella su via Emilio Scaglione. È ricercato da 14 anni ed è secondo solo a Matteo Messina Denaro nella lista dei latitanti italiani più pericolosi stilata dal ministero dell’Interno italiano.
Il figlio o milionario di Ciruzzo, 39 anni, è rintanato nel mezzanino del numero 424 di quel palazzo color ocra, trasformato rispettivamente nella filiale del narcotraffico e nel più sfarzoso spaccio di droga dell’asse italo-sudamericano. Nella fretta, arriva sulla scena senza aver sentito alcun avviso sonoro. Le forze dell’ordine eseguono un’operazione da manuale, circondando l’edificio e inviando quattro uomini su una terrazza sul tetto e altri venti attraverso l’ingresso sul retro del nascondiglio.
Marco di Lauro non ha possibilità di vincere. Fa appena in tempo a completare il suo piatto di spaghetti al pomodoro che arriva la polizia che lo ammanetta mentre è ancora seduto al tavolo, a due passi da un angolo integrato nell’home theater.
È disarmato, privo di documentazione adeguata e non è monitorato dal personale di sicurezza o dalle telecamere. Una donna bruna con una vestaglia rosa è la sua amica. Supplica polizia e carabinieri: “Ricordati dei miei gatti, non devono essere a casa da soli stasera”. Cala il sipario.
Cosa, però, ha portato a questo cambiamento improvviso e inaspettato? L’uomo desiderato è stato incastrato, ma da chi o cosa? Il commissario del Napoli, Antonio De Iesu, fornirà un dato fondamentale in conferenza stampa. Ieri, verso mezzogiorno, a Melito si è verificato un fatto terribile e fatale. Il marito di Tamburrino, Salvatore, era un ex guardia speciale e un membro fidato della famiglia Di Lauro. Aveva 40 anni al momento dell’omicidio. In precedenza era stato legato al conflitto iniziale tra gli Scampia.
Poco dopo, lui e il suo avvocato sono andati in questura per costituirsi. Adesso le cose sono cambiate.Gli inquirenti sono riusciti a stabilire alcuni collegamenti che li hanno portati a casa di Marco Di Lauro prima della fine del primo pomeriggio, come ha spiegato l’interrogante. Questo posso dire.
Il fatto che tra i catturati ci fossero almeno quaranta persone tra polizia e carabinieri sospettate di sostenere Marco fa pensare che dopo l’omicidio si sia scatenato un frenetico tornado di telefonate tra complici, che avrebbero diffuso la notizia.
C’è poi l’ipotesi non provata che lo stesso Tamburrino possa aver avviato una sorta di collaborazione estemporanea con gli investigatori che li avrebbe aiutati a concentrarsi sull’individuo ricercato, ma ciò non è stato convalidato da alcun atto ufficiale.
Tuttavia, vogliamo sottolineare ancora una volta che questa è solo una proposta al momento, non supportata da alcun documento e ancor meno dalla ricerca recentemente condotta. Il suo arresto lasciava perplessi perché aveva ancora il volto di un giovane nelle foto segnaletiche scattate fino a ieri.
Il “volto d’angelo” di cui fu benedetto gli permise di rimanere a lungo inosservato, e non lasciò mai l’antico quartiere di Secondigliano, dove aveva trascorso la sua giovinezza. Dopo essersi dichiarato colpevole di associazione a delinquere e aver ricevuto un provvedimento di carcerazione preventiva per traffico di sostanze stupefacenti,
il questore e comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Ubaldo Del Monaco, ha chiesto nei suoi confronti la condanna definitiva a 11 anni e 4 mesi. Sono attualmente in corso indagini volte a ricostruire l’intricata rete di corruzione che ha permesso all’individuo di eludere la giustizia per così tanto tempo.
La Guardia di Finanza manterrà inoltre il focus sulle indagini patrimoniali. Molti importanti politici italiani, tra cui il governatore della Campania De Luca e il premier Giuseppe Conte, nonché i ministri Matteo Salvini e Alfonso Bonafede e il presidente della Commissione antimafia Nicola Morra e il sindaco De Magistris, hanno elogiato l’arresto.
I carabinieri hanno arrestato Marco Di Lauro, reggente dello stesso clan, il 2 marzo 2014, dopo 14 anni di latitanza, e lo hanno trasferito nel carcere di Secondigliano.Anche se si trova nel cortile di casa sua, la prigione è di massima sicurezza perché il leader del Nord deve scontare l’ergastolo e rispondere di numerose e gravi accuse derivanti da precedenti processi.
Domani mattina, 5 marzo, il gip Pietro Carola interrogherà Marco Di Lauro sull’interrogatorio di garanzia. Il quarto figlio del boss del crimine Paolo Di Lauro, “F4” nei libri, è un attore importante nell’organizzazione fondata da suo padre.
Non fu trasferito a Poggioreale prima di essere inviato a Secondigliano, nonostante diffuse speculazioni contrarie. Le strutture della prigione e il passato criminale del capo hanno reso la decisione facile, e la collocazione della prigione nella periferia nord della città aveva senso. La prigione è più nuova e meglio attrezzata di quella nel cuore della città , con alloggi più sicuri e collegamenti telematici superiori per i procedimenti giudiziari.
Intanto il questore di Napoli Antonio De Iesu e il comandante provinciale dei carabinieri Ubaldo Del Monaco hanno incontrato oggi a Napoli i dirigenti di Confcommercio. Catturare Marco Di Lauro, secondo Del Monaco, è un trionfo enorme che ha dato al Napoli rinnovato ottimismo. In giro per la città ci sono clan ben organizzati e potenti – ha proseguito De Iesu – Si chiamano camorra.