Pasquale Tortora Oggi – ANDRIA- Il gregge diede fuoco a Graziella, uccidendola sul colpo. Dopo aver fallito nel tentativo di violentarla, la folla ha deciso di sacrificarla bruciandola sul rogo. Viva. I giovani erano in tutto cinque: Pasquale Tortora, 18 anni, ei suoi quattro compagni. Tutti adulti, con il più anziano che ha solo 20 anni e viene da case tipiche. Tutti e quattro hanno nomi italiani: Michele Zagaria, Giuseppe Di Bari, Domenico Margiotta e Vincenzo Coratella.
Le identità sono state rese note nella tarda serata di ieri ad Andria, una città di 100.000 abitanti situata a 40 chilometri da Bari; questa mattina è attesa una conferma ufficiale. Trattengono i quattro con l’accusa di omicidio e rapimento. Intento a commettere uno stupro su Graziella. Poi l’hanno sbarrata, tenendola immobile, chiudendole le labbra e schiacciando la stoppia infiammata, forse perché sentivano le sue voci, o meglio le voci del padre e degli amici che la chiamavano piccola.
Francesco Bretone, che sta conducendo le indagini sull’omicidio di Graziella Mansi, 8 anni, rapita e trucidata nella notte tra sabato e domenica in un bosco nei pressi di Castel del Monte, ieri alle 7 ha firmato i mandati di cattura per i quattro: 21:00 Entrambi hanno precedenti di furto minore, ma uno è significativamente peggiore dell’altro. Due di loro avrebbero confessato a questo punto. Gli altri hanno ammesso solo alcuni dei fatti. La famiglia e gli amici hanno protestato nascondendosi sotto l’edificio mentre venivano portati in caserma.
Hanno insistito perché gli fosse permesso di andare liberi. Quindi, dopo aver realizzato, sono fuggiti scioccati. Fu lui a mettere ufficialmente in arresto i quattro. Entrambi hanno precedenti di furto minore, ma uno è significativamente peggiore dell’altro. Due di loro avrebbero confessato a questo punto. Gli altri hanno ammesso solo alcuni dei fatti.
La famiglia e gli amici hanno protestato nascondendosi sotto l’edificio mentre venivano portati in caserma. Hanno insistito perché gli fosse permesso di andare liberi. Quindi, dopo aver realizzato, sono fuggiti scioccati. La sua firma compare sui documenti di detenzione dei quattro. Entrambi hanno precedenti di furto minore, ma uno è significativamente peggiore dell’altro.
Due di loro avrebbero confessato a questo punto. Gli altri hanno ammesso solo alcuni dei fatti. La famiglia e gli amici hanno protestato nascondendosi sotto l’edificio mentre venivano portati in caserma. Hanno insistito perché gli fosse permesso di andare liberi. Alla fine, rendendosi conto di cosa stava succedendo, sono fuggiti scioccati.
Ieri mattina l’inchiesta ha preso una svolta drammatica quando Pasquale Tortora, l’adolescente che si era accusato del sequestro e dell’omicidio della bambina, ha chiamato dal carcere il pm e ha detto: “Voglio parlare”. Aveva già fornito i nomi delle persone sospettate di essere coinvolte nell’omicidio durante gli interrogatori. Poi aveva ritrattato dicendo: “Sono stato solo io, ho ucciso Graziella”. Ma l’interrogante di martedì mattina, il gip Antonio Lovecchio, non gli ha creduto. Aveva pensato, erroneamente, che l’assassino stesse lavorando con dei complici.
La diciottenne ha infatti parlato con Graziella alla fontana sulla strada tra Andria e Castel del Monte. Un secchio d’acqua era diretto a suo padre, Vincenzo Mansi, venditore ambulante di 31 anni, che vendeva frutta secca da un banco. L’ha attirata con “Vieni, ti faccio vedere i cuccioli nati nella giungla”, e poi l’ha rapita. La bambina lo seguiva mentre scendeva lungo la strada forestale.
Un’ora e mezza di cammino, o un chilometro e mezzo. Alla fine, il branco fece una mossa. Tutto è stato organizzato secondo i piani. La piccola ha resistito ai loro tentativi di violentarla. Una possibile spiegazione è che i torturatori abbiano sentito gli uomini che chiamavano Graziella. Il patriarca che si fa carico.
Dal momento che la mandria probabilmente ha avuto troppa paura di violentare la ragazza, probabilmente hanno optato per ucciderla. Non era in grado di alzarsi dal divano su cui l’avevano messa. È stato avviato da loro che hanno acceso il fuoco. Se ne sono andati prontamente. Forse Pasquale ha appena portato la ragazza all’appuntamento e ha lasciato i ragazzi a casa. L’incendio potrebbe non essere stato appiccato da lui.
Dall’interrogatorio per la convalida del fermo di Pasquale Tortora sono sorte diverse nuove questioni. Il giovane ha avuto la sua prima comparizione davanti al gip di Trani, Antonio Lovecchio, martedì mattina. Durante quel periodo, l’assassino, che indossava blue jeans, una maglietta bianca e nera e una faccia ben rasata, splendente ea volte assente, ha risposto alle domande del giudice.
«L’ho uccisa perché ho sentito delle voci che la chiamavano Graziella, Graziella» disse. Nel mio terrore di essere scoperto da loro, l’ho uccisa. persone». Il gip non è stato convinto dal racconto di Pasquale. Il gip, Lovecchio, ha notato che vi erano troppe incongruenze e nebulosi dettagli nell’ordinanza con cui ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Pasquale a seguito dell’arresto da parte dei carabinieri sulla notte tra sabato e domenica.
Ok, iniziamo con le ustioni. Non -esistente. Perché la stoppia prendesse fuoco, Pasquale avrebbe dovuto ricevere almeno una scottatura se avesse tenuto il piede sul busto della bambina. Le confusioni del giudice erano determinate anche dai tratti dei personaggi: Graziella era socievole e consapevole dei rischi; Pasquale era fragile, silenzioso ed esitante.
Quando la ragazza ha scoperto che Pasquale non poteva mostrarle i cani che aveva promesso, come mai non è semplicemente scappata? Quando ha allungato la mano per toccarla, perché lei non si è tirata indietro? Il giovane non ha mostrato segni di lesioni, nemmeno un graffio.Era stata trattenuta e bruciata viva dai suoi carcerieri. Pasquale si sarebbe procurato almeno un’ustione se avesse tenuto il piede sul busto della ragazza mentre la stoppia prendeva fuoco.